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    Lo Tsunami la porta via, dopo 5 anni il marito si immerge per trovarla

    Yasuo Takamatsu non si è mai rassegnato alla scomparsa della moglie durante lo tsunami che si è abbattuto sulle coste giapponesi l’11 marzo del 2011. Sembra una storia di dolore come tante altre, se non per il fatto che l’uomo non ha mai smesso di cercare attivamente la sua Yuko.

    Nei due anni successivi all’avvento dell’onda anomala generata da un sisma di magnitudo 9, il settimo più violento mai registrato, egli ha scandagliato rovine, spiagge, montagne, foreste e città, senza mai avere successo. La donna era scomparsa a seguito all’impatto di un violentissimo vortice d’acqua sull’istituto di credito dove lavorava.

    Era solo un altro nome sulla lista dei dispersi, per questo nessuno l’aveva mai cercata con dedizione. Ma per suo marito non era abbastanza, così ha deciso di immergersi nelle profondità oceaniche per trovare Yuko. A raccontare la sua storia è il New York Times, che ha accompagnato lui e un altro uomo, Masaaki Narita, che ha perso la figlia 27enne nella stessa tragedia, a setacciare il fondo del Pacifico in cerca dei loro cari.

    Nonostante ci siano voluti due anni a convincerlo che sua moglie non avesse perso la memoria nell’incidente, in Yasuo la convinzione che in un primo momento si fosse salvata si basava su alcuni messaggi che la donna aveva inviato dal proprio cellulare subito dopo l’impatto. “Tutto bene? Voglio tornare a casa.” diceva, per questo il marito era sicuro che si fosse messa in salvo nell’ospedale limitrofo. Ma dei 613 corpi ritrovati, nessuna aveva le sue fattezze e i suoi vestiti. Di lei fu ritrovato solo il cellulare rosa, con alcuni messaggi mai inviati che contenevano il monito: “Tsunami”.

    Da allora, nei suoi giorni di riposo come autista di autobus, l’uomo ha battuto ogni lembo di terra limitrofo fino ad approdare alle ricerche in mare solo nel 2013. Si è rivolto a un istruttore, Masayoshi Takahashi, che ha pianificato per lui ricerche di tipo sempre diverso a seconda della corrente.

    I Giapponesi si sa, hanno un legame particolare con le anime dei defunti. Si aggrappano a oggetti, ricordi, fotografie che, in una dimensione tutta loro, continuano a condividere con i loro cari. La moglie del secondo subacqueo, Masaaki, continua a cucinare ogni giorno le pietanze preferite della figlia perduta, gettandoli poi in mare in speciali contenitori decomponibili.

    «So che è difficile ‒ ha spiegato Yasuo ‒ ma è l’unica cosa che posso fare. Non ho altra scelta che continuare a cercarla: solo nel profondo dell’Oceano mi sento vicino a lei». E chissà se, in un modo o nell’altro, anche lui riuscirà a trovare un orologio, un gioiello o qualcosa che possa aiutarlo ad andare avanti.

    Giorgia Golia

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