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    La Rocca Di Città Reale

    Recenti scavi promossi dal Comune di Cittareale, volti a rimuovere i detriti dei crolli sull’attuale livello di copertura della Rocca, hanno portato alla luce parte dell’originaria torre del sistema difensivo del centro abitato, che, contro ogni previsione, risulta a pianta triangolare, anziché quadrata. Due gli elementi che avevano tratto in inganno gli studiosi sulla forma di questa costruzione militare: il disegno contenuto nel diploma di Ferdinando I (Ferrante) d’Aragona del 18 ottobre 1458 Introduci incorporatio et Civita Regalis che, raffigurando il castello-recinto di prospetto, ne presentava soltanto il lato di base, omettendo logicamente il vertice del triangolo; i risultati di un rilievo planoaltimetrico eseguito sullo strato superiore della Rocca, che sembravano mostrare in effetti, nel particolare disegno di alcune curve di livello, la possibile traccia di un mastio a pianta quadrangolare nella zona centrale. Per il momento non è stato ancora effettuato lo scavo lungo l’intero perimetro della torre triangolare fino alla quota originaria, risultando essa ancora per la maggior parte interrata. Appare pertanto visibile solo quello che resta dell’estremità della costruzione, purtroppo priva del coronamento sommitale, ma comunque bastevole a restituire la probabile configurazione iniziale della Rocca di Cittareale: un mastio, appunto, a pianta triangolare, posizionato più o meno nella zona centrale dell’attuale fortilizio quattrocentesco, con la base di circa 24 metri, col lato rivolto ad occidente di circa 19 metri, e col lato rivolto a oriente di circa 18 metri. La Rocca di Cittareale doveva, pertanto, essere stata concepita fin dalle origini come una torre triangolare contigua alle mura dell’insediamento, ma posta in posizione assolutamente dominante sul versante e sovrastante il centro abitato. Dal punto di vista tipologico, l’architettura fortificata che si sviluppa in Sabina nel Duecento e nel Trecento presenta una situazione differenziata tra l’area dell’alto reatino e l’area sud-occidentale: nella prima per lo più prevalgono le rocche in posizione dominante sul borgo cinto da mura (eventualmente turrite), manifestando questi siti un’impronta fortemente ossidionale; nella seconda i castella, spesso privi di mura e delimitati solo da case-torri, presentano strutture dall’accentuata vocazione residenziale . Al primo tipo di architettura fortificata, quello dell’alto reatino, sembra avesse aderito, prima delle sopravvenute trasformazioni, anche la Rocca di Cittareale, stando almeno a quanto documentato dalla carta conservata presso l’Archivio di Stato aquilano. Tale modello, definito castello-recinto, ha l’elemento principale nel mastio che, in questo specifico caso, è a pianta triangolare, interamente realizzato in pietra calcarea con muri dello spessore di due metri circa, tranne agli angoli, smussati, costituiti da grossi blocchi di pietra arenaria ben squadrati. La rinuncia alla pianta quadrata, la più tipica per il castello-recinto, permetteva di ridurre a tre le parti vulnerabili, anche se, al contempo, diminuiva anche il numero di uomini che potevano essere impegnati nel presidio permanente di difesa. In corrispondenza del vertice della torre originaria è stata riportata alla luce una curiosa costruzione di piccole dimensioni, di forma quasi romboidale, forse cronologicamente posteriore alla torre. La sua funzione non è stata ancora individuata, anche perché questo fabbricato non è perfettamente allineato con il vertice della torre triangolare, bensì leggermente spostato verso ovest, con un’angolazione molto simile a quella che l’attuale bastione a becco di sprone ha nei confronti della Rocca quattrocentesca. Sarebbe estremamente interessante appurare, attraverso rilevamento magnetometrico, se le due costruzioni, ossia quella romboidale e il bastione ad asso di picche, fossero posizionate su un nodo magnetico, il che porterebbe ad aprire un altro affascinante discorso incentrato sulla archeoastronomia. In definitiva, sembra che l’attuale Rocca di Cittareale, anch’essa a pianta triangolare, avesse soltanto la funzione di espandere nello spazio il primitivo impianto militare, probabilmente a causa di un’aumentata necessità di difesa, nel pieno rispetto della sua originaria conformazione: è sorprendente, infatti, il dialogo perimetrale che si stabilisce fra le due costruzioni. Purtroppo, essendo questa una scoperta recentissima e, direi, decisamente inaspettata, non disponiamo ancora di elementi sufficienti per una valutazione più approfondita delle ragioni che hanno suggerito l’edificazione di una torre dalla morfologia così rara. Inoltre non si è ancora proceduti all’utilizzo degli strumenti più utili a determinare l’esatta cronologia del fabbricato, ossia una serie di saggi esplorativi condotti con la tecnica dello scavo stratigrafico atti a procedere alla cernita, alla catalogazione e al recupero del materiale storicamente interessante. Quindi, allo stato attuale, l’unico modo plausibile per potere inquadrare cronologicamente la costruzione, è il confronto con altre torri triangolari di certa datazione. Naturalmente la ricerca di un possibile termine di paragone ha principalmente interessato le aree che, sul piano architettonico, hanno maggiormente influenzato il Lazio tra i secoli XI e XIV, ossia l’Abruzzo e le Marche, ma i risultati della mia indagine hanno messo in evidenza la rarità dell’impianto triangolare nella tipologia delle torri d’avvistamento duecentesche e trecentesche. In questa desolazione di esempi spicca il caso di Montegualtieri in antico Mons Sancti Angeli , la cui l’attuale denominazione deriva da Gualtieri che ne fu il possessore.

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