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    Regione Lazio e Sanità: la visione di Paolo Della Rocca

    Il tema della Sanità, perno che ha spaccato l’opinione pubblica in questi anni di governo, resta uno dei temi centrali della campagna elettorale per le Regionali 2018, soprattutto per Fratelli d’Italia e il suo candidato consigliere Paolo Della Rocca, che ha qui spiegato le idee del suo programma.

    In Regione Lazio più del 75% del bilancio è assorbito dal settore della Sanità pubblica; in Lombardia ed in Veneto rispettivamente solo il 48% e poco più del 50%. Sono virtuosi i lombardi e i Veneti oppure siamo noi a sprecare risorse?

    La verità come sempre è nel mezzo. Secondo il Presidente Zingaretti Roma è il primo filtro delle regioni meridionali, che spesso tardano nei rimborsi o spesso accumulano debiti e i centri privati convenzionati dalla Regione sono troppi e diversificati. La verità è che se in Lombardia ed in Veneto vengono pazienti da altre regioni per terapie, interventi programmabili o differibili, essi devono essere provvisti dell’impegno certificato della regione di provenienza (secondo il decreto reg. Formigoni) altrimenti non possono essere trattati. Nei Centri convenzionati, invece, come tutti i cittadini del Lazio sanno, nonostante le previsioni già a settembre i budget di spesa si esauriscono e anche i residenti esenti sono costretti a pagare per esami urgenti. Nel Lazio, inoltre, si pagano le addizionali regionali più alte d’Italia direttamente nella busta paga o nella pensione dei cittadini residenti. Odiose gabelle che né lombardi, né liguri, né piemontesi, nè emiliani, né veneti e né toscani pagano. Ma noi siamo costruttori di sanità e benessere non vogliamo polemizzare oltre.

    Quali possono essere tre brevi idee di facilissima applicazione e comprensione per contenere le economie di spesa e non permettere ai soliti “furbetti” di proliferare ed ingrassare ai danni della collettività?

    Creare per il Lazio un unico Centro Costo dove approvvigionare i presidi sanitari regionali: questo è ciò che a noi piace chiamare Sanità a Km 0. Ogni ospedale pubblico non dovrà più avere un proprio Centro Costo per i presidi sanitari e farmaceutici, ma potrà ordinarli direttamente per via telematica al centro regionale di riferimento che provvederà ad effettuare un unico acquisto. Ciò consentirà di ottenere tre risultati: un maggiore sconto per i grandi quantitativi, un prezzo unico per tutti i nosocomi (evitando di pagare una siringa dai 4 ai 15 a seconda della Asl di riferimento, un anti-acido dai 7 centesimi ai 28 a seconda dell’ospedale o registrare altre oscillazioni di prezzo per protesi ortopediche, i cristallini o i macchinari radiologici o fisioterapici), ed infine il disimpegno di risorse umane, oggi dedicate ai Centri Costo, per essere destinate ad altre mansioni diminuendo la spesa pubblica.

    Liberare i Pronto Soccorso dalle prestazioni inappropriate, un problema molto sentito a Roma. Ognuno dei 15 Municipi di Roma, mediante le Asl, retribuisce circa 5000 medici di base, che la mattina dal venerdì al lunedì sono difficilmente reperibili. Ciò crea una crisi nei Pronto Soccorso durante il weekend, con decine di prestazioni e di persone ammassate nei locali ospedalieri come su carri bestiame, con situazioni di precarietà diffusa, rischi di infezioni e trasformazioni dei Pronto Soccorso in veri lazzaretti, senza contare gli inevitabili incrementi di costi della “medicina difensiva”. Una prima risposta da parte dell’Ente regionale potrebbe essere l’istituzione di centri di primo soccorso, che impegnerebbero i medici di base per un weekend all’anno sui propri territori, dove smaltire le carenze del sistema liberando i Pronto Soccorso e spendendo solo 1/6 di quanto le stesse prestazioni costano negli Ospedali. Comprendo il sacrificio dei medici di base ma un weekend su 52, mi sembra possibile. Certamente non istituendo le case della Salute, che tanto assomigliano alle inaugurazioni dell’Ara Pacis di Veltroniana memoria, le cui singole parti, come ricorda l’architetto che la progettò Richard Meier, erano state inaugurate anche quando l’ultimazione dell’opera era ancora lungi dall’essere realizzata. Esse, infatti, nonostante siano state così tanto propagandate, rischiano di essere una mera operazione pubblicitario-elettorale, di restare dei contenitori vuoti in quanto il costo per riempirli di professionisti (medici, infermieri e tecnici) e di relativi supporti elettromedicali di base sarebbe oneroso per le malridotte casse regionali. In altre parole, una cosa è l’istituzione di posti di primo soccorso nei weekend con personale già a busta paga regionale, che ottimizza e tampona le emergenze territoriali inviando comunque i casi seri ai più vicini pronto soccorso, altro è dotare i territori di centri che funzionano h 24 e assorbono al momento risorse che non sono essere presenti in bilancio. Dopo aver razionalizzato i costi e messo in equilibrio il sistema, allora sì che le Case della salute potranno dare una risposta seria al problema e non essere soltanto un mega spot elettorale.

    Ripristinare centri di assistenza diurna per i cronici, i lungodegenti diabetici e ipertes e riorganizzare il Pronto Intervento cittadino. 1.100.000 ultra75enni a Roma quasi 1.500.000 in tutta la Regione sono un potenziale “ordigno” ad orologeria per le bistrattate casse regionali. Istituire strutture leggere dove eseguire analisi di routine, terapie, vaccinazioni e esami di medicina preventiva, oltre che aumentare gli assunti e il benessere generale degli equilibri economici regionali, libererebbe risorse negli ospedali e porterebbe, come già accade nei centri del Nord di Italia, a occuparsi di programmazione e a non stare sempre a gestire l’emergenza.

    In tempo di domande e di campagna elettorale, ecco le risposte di Paolo Della Rocca su uno dei temi che sta più a cuore a noi e alla nostra salute.

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