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domenica, Dicembre 8, 2024
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    Psicologia dell’Allenamento: L’arte di volersi bene

    Volersi Bene e’ sempre più complicato.
    La società e’ fonte di numerosi casi quotidiani legati all’autodistruzione dell’essere umano: un fenomeno che oramai non conosce più classi sociali ne età anagrafica.
    Basta guardarsi intorno per recepire il messaggio, un monologo che spesso non ammette replica: giovani adolescenti alle prese con l’accendino, già dalle ore precedenti all’ingresso scolastico, o adulti alle prese con i primi sorsi di “benessere” alcolico già nell’ora della prima colazione.
    Appare quindi evidente che il problema e’ alla base della nostra vita.
    Risolvibile, non risolvibile….questo non è un gioco a quiz ne’ tantomeno la giuria di un tribunale purista, ma semplicemente, una voce che vuole attirare l’attenzione.
    Spesso mi capita di incontrare persone fisicamente in difficoltà, in grande difficoltà.
    Persone che dalla loro hanno una grandissima capacità di auto-giudicarsi e lo fanno nella maniera più limpida ed onesta che io abbia mai potuto verificare in tanti anni di pratica, nella preparazione atletica.
    Giudicare se stessi non è una cosa semplice.
    Significa essere in possesso di grandissima autoironia e una cosa che probabilmente stenterete a credere: uno smisurato amore per la vita.
    Prima di chiudere, voglio citarvi una situazione che ho vissuto in seguito ad un periodo di allenamento privato per una donna di 60 anni, qualche anno fa.
    La signora, benestante, sposata con un alto ufficiale dello Stato Maggiore della Marina Militare, era arrivata a pesare oltre 100 chili.
    Restava sola per 10 mesi l’anno in un maestoso appartamento al centro di Roma, e la sua vita era fondamentalmente vuota e priva di stimoli esterni: insomma era una donna in piena crisi.
    Ho accettato di buon grado la sfida di aiutarla, anche se il nostro primo incontro, un colloquio di venti minuti circa, rivelo’ all’apparenza una persona di un antipatia esagerata legata ad una sorta di snobismo quasi costruito.
    Pensai subito che era il suo modo di difendersi da interventi esterni: non voleva che qualcuno andasse ad scoprire le sue difficoltà più intime, i suoi problemi, le sue angosce.
    Mi chiamo un venerdì dicendomi che aveva cambiato idea e che non aveva nessuna intenzione di sottoporsi ad un periodo di allenamento con il sottoscritto, tanto più che, chi ci aveva presentato, mi aveva descritto come un vero e proprio istruttore militare.
    Ma compresi da quelle poche parole in cui mi stava liquidando sul nascere, che in realtà dal suo animo si udiva un grido d’aiuto veramente chiaro.
    Chi ha bisogno d’aiuto,a volte, lo grida con la voce dell’anima…quella che puoi sentire solo frugando nel tuo cuore e provando ad immedesimarti nella situazione.
    Due ore dopo stavo da lei. Mi fece accomodare e mi offrì un caffè.
    Parlammo tanto, quasi tre ore senza rendercene conto…si apri al dialogo ed al confronto.
    Era da tanto che questa donna non parlava: più parlava e più capivo che la sua era una bellezza coperta da strati di sofferenza interna, di problemi mai risolti e da situazioni poco chiare, nella sua stessa relazione, mai probabilmente affrontate con il marito.
    Insomma, mi ritrovai ad essere un confidente, un amico e talvolta, come un figlio maschio,che lei avrebbe sempre avuto avere.
    Possedeva una super palestra attrezzata di ogni macchinario, qualcuno ancora coperto dal cellophane: ricordo che la prima cosa che facemmo fu di aprire le finestre e dare una rassettata allo sta zone in cui avremmo dovuto allenarci.
    Esatto, ALLENARCI, perché per me fu come iniziare una vita nuova alla preparazione fisica, ad ogni minimo movimento ed alla sincronia articolare di più azioni.
    Il primo mese fu’ tremendo: la signora spesso piangeva perché non riusciva a fare certi esercizi, ed il mio intervento diventava più quello di uno psicologo che di un trainer atletico.
    Per farla breve, arrivammo alla fine del nostro ciclo, dopo altri tre mesi: la svolta fu clamorosa.
    La signora si vedeva “bella” e si sentiva bene….come non succedeva da diversi anni.
    Aveva perso appena dieci chili, seguendo comunque un alimentazione non troppo ristretta, ma comunque privata di cose inutili, come i dolci in eccesso ed i fritti.
    Mi abbraccio e mi ringrazio’ dicendomi che casa sua sarebbe stata sempre aperta per me, e per la mia famiglia…..ricordo che mi commossi anch’io e ci abbracciammo.
    Parte tutto dalla nostra testa, i nostri pensieri negativi portano ad uno stato fisico debole e ricattabile dai fattori esterni, quelle situazioni pessimistiche che escono dalla bocca della maggior parte delle persone.
    Siamo solamente noi a dover decidere cosa vogliamo essere…..RICORDATE: SIETE VOI I PADRONI DI VOI STESSI E DEL VOSTRO CORPO.

    Gilberto Ortu (Personal Trainer F.I.P.C.F-C.O.N.I. , Alimentazione Sportiva, Kettlebells Training, Protocollo BLS-D)

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