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    Conferenza nazionale siti Unesco: un nuovo Osservatorio per il nostro patrimonio

    Presso le Gallerie nazionali di Arte Antica di Roma, nella cornice di Palazzo Barberini, dall’8 al 10 novembre prossimo avrà luogo la settima Conferenza nazionale dei siti italiani iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
    A pochi giorni dal parere incerto dato dall’Italia all’Unesco riguardo la sola denominazione araba dei luoghi sacri d’Israele (e la conseguente punizione invocata dal viceministro della Cooperazione regionale di Israele Ayooub Kara), la nazione con il maggior numero di siti (51) e beni immateriali protetti dall’Organizzazione della Nazioni Unite per l’Educazione, Scienza e Cultura, cerca di trovare nuovi metodi per la conservazione e la gestione di tali patrimoni di interesse universale.
    La conferenza si inserisce infatti in un panorama culturale che vede l’istituzione di un Osservatorio sui Siti del Patrimonio Mondiale Italiani, insignito dalla collaborazione tra enti privati e istituzioni nazionali e internazionali. Si tratta di un’organizzazione preposta al monitoraggio, comprensione e valutazione dei suddetti siti, nata dalla necessità di trovare un luogo di scambio d’opinione, dove possa essere riconosciuto il valore di tale patrimonio e possano essere trovate le misure necessarie per conservarlo. La nascita di questo organismo è stata promossa in primis dal MiBACT, intenzionato a collegare in maniera salda le istituzioni che gestiscono i siti Unesco, le università, gli enti di ricerca e i settori professionali privati.
    I compiti dell’Osservatorio saranno: monitorare lo stato dei siti Unesco italiani, attraverso la divulgazione e analisi di perimetri, cartografie, sistemi di gestione, stato di conservazione e attività; rilevare e valutare l’impatto di tali strategie e realizzare e proporre indagini e studi per la realizzazione di tematiche e direttive contenute della Convenzione del 1972.
    Per la prima volta qui non si parla del patrimonio culturale come una ricchezza acquisita, bensì come una risorsa, da conservare e rigenerare. La speranza è che con tali misure si possa individuare e perfezionare iniziative e meccanismi in grado di conservare e sviluppare nuove risorse culturali, materiali e immateriali, al fine di trasmettere, in futuro, gli stessi valori alle nuove generazioni e di ricavarne un sistema turistico all’avanguardia, che possa diventare, oggi, un importante introito per il Paese.
    Giorgia Golia

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