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    Unioni civili: tutti gli scogli della prima votazione

    Oggi, mercoledì 10 febbraio 2016, a Palazzo Madama inizia l’esame del Decreto Legge Cirinnà, che si occupa delle ormai tanto discusse unioni civili. A parte il grande interesse mediatico e lo strepitio delle parti, impegnate sui due fronti opposti a combattere una battaglia di senso morale, che cosa comporterebbe se questo disegno ottenesse i voti necessari per diventare legge?

    Il disegno presentato dal governo Renzi è diviso in due parti: la prima è quella che introduce un’istituzione nuova riconosciuta dallo Stato Italiano, l’unione civile tra due persone dello stesso sesso, mentre l’altra si occupa delle coppie di fatto, anche di orientamento eterosessuale.

    Le unioni civili in questione sono definite come “specifiche formazioni sociali”, che si manifestano quando due persone maggiorenni formalizzano la loro unione davanti a un ufficiale di stato civile e a due testimoni. Uno dei due potrebbe decidere di prendere il cognome del partner oppure di aggiungerlo al proprio. Le procedure per lo scioglimento dell’unione, invece, sarebbero le stesse di un comune divorzio.

    Questo tipo di unione comporterebbe allo stesso modo diritti e doveri: l’obbligo alla fedeltà reciproca, alla convivenza, all’assistenza morale e materiale, al mantenimento in caso di separazione, il diritto all’eredità, alla reversibilità della pensione, a subentrare in un contratto di locazione in caso di morte del partner, alle visite all’ospedale o in carcere, a disporre funerali. Sono soprattutto i diritti ad essere presi di mira da chi critica la legge, poiché in essi vede una sorta di equiparazione al matrimonio.

    C’è inoltre un capitolo che desta instabilità e disaccordo nella stessa maggioranza, quello della Stepchild adoption, la possibilità di adottare il bambino naturale di uno dei due partner, ma non di poter prendere con sé un bambino “terzo”, che non ha alcun legame diretto di parentela.

    L’unico punto su cui vige il “no” assoluto della maggioranza è la possibilità di ricorrere a un utero in affitto da parte delle coppie omosessuali, contro il quale è addirittura in corso una battaglia per rendere l’intera procedura penalmente perseguibile.

    Intanto il primo scoglio da oltrepassare è il voto segreto, chiesto da 74 senatori, sull’emendamento Quagliariello-Calderoli che rispedirebbe in commissione la legge. Sul tavolo resta anche il cosiddetto “super canguro”, l’emendamento che ne dovrebbe escludere tanti altri.

    Il premier Matteo Renzi, dal canto suo, continua a spingere sull’approvazione e a proposito delle Stepchild adoption, ha dichiarato: «Decida il Parlamento». Ha inoltre definito giusta la battaglia contro l’utero in affitto.

    Per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, la legge sulle unioni civili è indispensabile, ma senza la Stepchild adoption “ci sarebbe una lacuna normativa che costringerebbe la magistratura a colmare il vuoto in ogni modo”.

    Nel primo pomeriggio comincerà il primo esame della legge e dei moltissimi emendamenti presentati dalla Lega, per lo sfoltimento dei quali Renzi non è riuscito a raggiungere alcun accordo. A parte i risultati che saranno raggiunti oggi, che resteranno pur sempre legati a interessi politici non condivisi dalla massa, si potrà forse venire incontro alle nuove esigenze vigenti.

    Le nuove forme di aggregazione e condivisione che sono oggi poste in esame costituiscono già una realtà, è quindi essenziale che il governo, nel pieno esercizio delle sue funzioni, gli conceda una regolamentazione.

    Giorgia Golia

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