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venerdì, Aprile 19, 2024
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    Una lettera per salvare i nomi italiani in Trentino

    Ultimamente non è una novità sentir parlare di spinte indipendentiste o secessioniste che covano all’interno di alcuni paesi d’Europa, ma stavolta non si tratta di Brexit, bensì di un fenomeno che ci coinvolge più da vicino.

    Da molti decenni le spinte del Nord-Est Italiano convergono verso il confine austriaco- tedesco in modo sempre più pressante, guardando con nostalgia ai tempi antecedenti le sanguinose guerre d’indipendenza.

    Segnali evidenti di questo sentimento stanno andando oltre l’insegnamento della cultura popolare nelle scuole, purtroppo, coinvolgendo in questi giorni anche la toponomastica della regione a statuto speciale del Trentino Alto Adige.

    Presso la Commissione paritetica Stato/ Provincia autonoma di Bolzano detta “dei Sei”, infatti, sarebbe in esame una possibile norma di attuazione che potrebbe limitare l’utilizzo dei nomi italiani per designare i meravigliosi luoghi di quella regione montana. Senza alcun accenno di Italiano, quindi, sarà davvero come se il Trentino e la provincia di Bolzano, avessero riposizionato il confine.

    Una lettera, indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si oppone sfrontatamente alla promulgazione di questo tipo di norma. Gli autori sono 48 docenti di atenei italiani e tedeschi, capitanati dal Presidente dell’Acccademia della Crusca Claudio Marazzini, tutti intenzionati a salvare il “pieno diritto dei cittadini italiani di riconoscersi, utilizzare e tramandare il proprio ricco e vasto patrimonio di migliaia di nomi di luogo in lingua italiana in Alto Adige, così come hanno fatto finora e per decenni”, come si legge nella lettera.

    Tale norma, infatti, “violerebbe gravemente i principi della Costituzione e l’obbligo del bilinguismo italiano-tedesco sancito da leggi costituzionali, da sentenze della Corte Costituzionale e dall’Accordo De Gasperi / Gruber del 1946. Un Accordo che è alla fonte dell’autonomia speciale in Alto Adige, basata sul principio di assoluta e inderogabile parità linguistica fra i gruppi conviventi”, scrivono.

    Lo Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige, ratificato nel 1948, non consentirebbe perciò alla autonomia decisionale della Regione, di approntare una modifica così dichiaratamente invasiva all’utilizzo bilingue dei toponimi, anche perché, come scrivono gli stessi docenti, l’italiano resta la “lingua ufficiale dello Stato”.

    Gli accademici, dunque, chiedono alle massime autorità provinciali, regionali e statali, di fermare in tempo “il tentativo che si rivela di esclusiva natura politica e privo di qualsiasi serio appiglio storico”. La lingua, d’altronde, è uno dei retaggi più forti che abbiamo ed è ancora in evoluzione, è un bene collettivo in cui tutti possono riconoscersi come appartenenti a una comunità. Poter parlare una lingua sancisce ed afferma da sempre la nostra libertà di parola, senza commenti e senza censure.

    Giorgia Golia

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